Controversie per un massacro by Dino Messina

Controversie per un massacro by Dino Messina

autore:Dino Messina [Messina, Dino]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2024-05-15T00:00:00+00:00


La lista Caruso e Pilo Albertelli

Quando il commissario Alianello giunse a Regina Coeli con i cinquanta nomi della «lista Caruso», era già pomeriggio inoltrato. Il tenente Thunat, non vedendo arrivare l’inviato dalla questura, era già ripartito alla volta delle Ardeatine con un camion su cui aveva fatto salire una trentina di detenuti. Alcuni nomi erano stati comunicati telefonicamente dalla questura, ma undici vennero prelevati senza criterio: la maggior parte stavano all’ufficio matricola per essere liberati. Così Alianello, probabilmente con la collaborazione del direttore del carcere Donato Carretta, si prese la responsabilità di cancellare dalla lista undici nomi e di sostituirli con quelli dei prigionieri già partiti per ordine di Thunat. Otto nomi di ebrei, in fondo alla lista, vennero depennati.

Rimasero i nomi degli elementi ritenuti più pericolosi. Al trentunesimo posto figurava Maurizio Giglio, l’ufficiale di Pubblica Sicurezza che garantiva i collegamenti con il fronte Alleato e che dopo le torture subite alla pensione Oltremare non si reggeva in piedi. Al secondo posto Pilo Albertelli, il responsabile militare del Partito d’Azione, anche lui malridotto fisicamente dopo le percosse e il trattamento riservatogli dalla banda Koch.

Tra i caduti delle Fosse Ardeatine, Pilo Albertelli è una delle figure più rappresentative perché testimoniò con il suo sacrificio una militanza antifascista di lunga data. Si può dire dalla nascita, come testimonia quel suo nome, ispirato all’eroe garibaldino Rosolino Pilo. Lui era l’ultimogenito. Agli altri due fratelli maschi, il padre Guido, ingegnere e deputato socialista di Parma, strenuo ammiratore dell’Eroe dei due Mondi, aveva imposto i nomi di Nullo, il patriota bergamasco che seguì il generale anche in Aspromonte, e Nievo (dal cognome dello scrittore Ippolito Nievo, che si era distinto nella battaglia di Calatafimi).

A ricordare il nonno, con parole misurate e commosse è il nipote Francesco, avvocato, dal 2020 presidente dell’Anfim. Francesco, che come secondo nome fa Pilo, è figlio di Guido, che aveva undici anni quando il padre morì, il secondogenito Sergio ne aveva sette. «L’ultima volta che lo videro, nella stanza dei colloqui di Regina Coeli, pochi giorni prima delle Ardeatine, il padre era davvero malridotto. Calzava un cappello sulle ventitré, probabilmente per nascondere le ecchimosi provocate dalle botte prese alla pensione Oltremare dagli uomini della banda Koch. La nonna Amelia, sua moglie, in un memoriale rimasto inedito scrisse molti anni dopo che era così malridotto e privo di forze da non riuscire a sollevare il figlio più piccolo per l’ultimo abbraccio.»

Di questo famigliare così amato e così ingombrante, ricorda il nipote, «in casa si parlava poco. Ho dovuto attendere anni per ricevere le confidenze di mio padre, che soltanto dopo decenni si aprì un poco con pudore e riserbo. Ascoltando i famigliari di altre vittime, ma anche indagando episodi diversi dalle Fosse Ardeatine, ho scoperto che il silenzio, la reticenza a raccontare il dolore è una delle reazioni più comuni dopo un grande trauma. Eppure mio padre ha sempre partecipato alle manifestazioni in onore del nonno, un attivismo che si è intensificato con la pensione. È stato un ingegnere e manager dell’Eni».

Pilo



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